È giugno e lo spettacolo che ho davanti è meraviglioso; nel silenzio ovattato delle alte cime, sto osservando un lago alpino incastonato in una cornice di vette innevate che fanno da contrasto con l’acqua scura e limpida e col cielo blu del tardo pomeriggio.
Anche Gaia, il mio cane meticcio, si gode quel momento di pace assoluta, che ci ripaga della lunga scalata che ci ha portati in quel luogo e che ci ha visti partire la mattina presto, dopo una robusta colazione consumata insieme.
Gli unici suoni che si possono udire sono quelli del nostro respiro ancora un po’ affannato, il leggero sciabordio dell’acqua sulle rive del lago e il vento più in alto, che alza la polvere della neve sulle vette, nel riflesso del sole che inizia la sua discesa dietro la cresta della montagna.
Conservo questo ricordo in uno scrigno della mia memoria e mi piace pensare che sia così anche per Gaia.
La mia amica, all’epoca dei fatti narrati, aveva sedici anni e mezzo e, mentre scrivo questo articolo, ha superato la soglia dei diciotto anni. Mi piace dire che ormai è maggiorenne.
Da quando era una cucciola, e io un ragazzo, mi accompagna nelle esplorazioni dei luoghi naturali più belli del mondo e negli allenamenti quasi quotidiani necessari per prepararci al meglio per le nostre avventure e per vivere la vita più felice, lunga ed energica che possiamo vivere.
Quell’estate eravamo arrivati su quelle montagne alte e isolate con il preciso scopo di divertirci, esplorare cime e foreste e goderci la natura e il movimento all’aria aperta.
Lo scatto con cui mi aveva superato agilmente sull’ultimo strappo prima del lago alpino è solamente un esempio delle abilità atletiche che ancora può vantare alla sua rispettabile età.
In realtà Gaia è ancora in grado anche di saltare muretti e rami, strisciare sotto steccati, camminare per più di 40 chilometri al giorno su dislivelli impegnativi e giocare festosa rincorrendo sassi o bastoni, per poi rigenerare i suoi muscoli nell’acqua gelida di un torrente. Quello stesso anno siamo saliti insieme fino a lambire la notevole quota di 4000 metri. Notevole per me, ma straordinaria per un cane di sedici anni e mezzo, come mi ha confessato un giorno un’incredula guida alpina dopo averci visti tornare verso valle.
Tutto questo a molti potrebbe sembrare strano e ammetto che non è statisticamente normale.
Come spesso accade nella vita, una buona dose di genetica e fortuna possono servire. Ma, senza una buona manutenzione, le macchine biologiche si deteriorano o, comunque, non esprimono mai il meglio di ciò che possono esprimere, il che si traduce in una vita meno piena, appagante e felice.
Manutenzione, sostanzialmente, significa movimento, recupero e alimentazione.
Significa controllare gli elementi su cui abbiamo il controllo per poter esprimere il massimo del nostro patrimonio genetico, su cui invece non abbiamo altrettanto controllo (pare infatti che non ci sia dato di scegliere i nostri genitori).
I cani, esattamente come gli uomini, vivono la loro vita migliore quando sono liberi di muoversi e sono nutriti adeguatamente.
E proprio come noi, i nostri amici, quando sono sottoposti ad esercizio fisico, hanno bisogno di modificare e bilanciare la loro alimentazione, nella quantità e nella qualità. Questi cambiamenti dipendono dalla durata, dal tipo e dall’intensità di sforzo che i cani compiono. Il fabbisogno energetico può aumentare da 1,5 a 2,5 volte, o anche più, se il clima è freddo. In alcuni studi svolti in paesi del Nord Europa, si è visto che i cani da slitta possono consumare fino a 10000 calorie al giorno!
Non c’è quindi dubbio che un cane che si esercita debba mangiare di più, ma sappiamo anche che il contenuto energetico non è l’unico fattore e che il modo e i tempi in cui l’energia e i nutrienti sono forniti sono altrettanto importanti. In un’attività aerobica, come un’escursione svolta a passo costante e senza particolari prove di forza (come un tratto di arrampicata, un sollevamento di oggetti pesanti o un salto), la maggior parte dell’energia è fornita dal metabolismo aerobico. Negli esseri umani, il rendimento negli sport di resistenza migliora principalmente attraverso l’aumento del glicogeno muscolare (la forma biochimica con cui i muscoli stoccano il glucosio) così come attraverso la diminuzione dell’utilizzo del glicogeno stesso e l’aumento del consumo dei lipidi corporei. Entrambi queste strategie si attuano grazie a pratiche di allenamento e alimentazione sapientemente integrate. E funzionano.
È bene tuttavia precisare che tutte queste classificazioni circa le fonti energetiche del metabolismo sono una semplificazione didattica e che le cellule usano in realtà sempre una miscela di fonti energetiche.
Per di più, chiunque abbia mai praticato il trekking sa che in realtà gli sforzi continui, blandi e costanti di questa attività outdoor sono spesso intervallati da episodi in cui si devono svolgere movimenti che utilizzano la forza resistente o esplosiva, nel qual caso noi umani utilizziamo principalmente il metabolismo del glucosio. Quindi possiamo dire che in un trekking, il metabolismo energetico è a carico sia dei grassi che dei carboidrati, in proporzioni variabili a seconda dell’intensità, della durata e dello stato nutrizionale degli individui.
Ma non è così nei cani, in cui il contributo del metabolismo dei grassi nello sforzo fisico prolungato va dal 75 al 90 %, anche se l’intensità aumenta per brevi tratti, come potrebbe essere uno scatto improvviso, o una serie di salti, tutti sforzi esplosivi in cui noi umani utilizzeremmo principalmente il metabolismo dei carboidrati.
Il carico di glicogeno, o un’alimentazione basata sui carboidrati, tanto utili a noi umani, sarebbero quindi del tutto inutili per i nostri i cani, o addirittura pericolosi, in quanto, secondo alcuni autori, potrebbe forzare in loro vie metaboliche anaerobiche generalmente poco usate, determinando accumulo di acido lattico, edema e danno muscolare anche serio.
Un recente studio svolto in Sicilia, ha determinato che un’alimentazione ricca di proteine e grassi (qualcosa di simile ad una dieta chetogenica), rispetto a una più abbondante in carboidrati, preserva i cani dalla perdita muscolare, migliorando il peso e il processo di ricomposizione corporea.
In sostanza, una dieta basata su proteine e grassi e meno ricca in carboidrati e in particolare in cereali fa perdere ai cani più grasso e meno massa muscolare, migliorando la digeribilità degli alimenti proteici e ottimizzando i processi di fermentazione a livello intestinale, con produzione di metaboliti utili alle cellule della mucosa intestinale e diminuzione delle sostanze tossiche derivanti da fermentazioni non ottimali. Lo studio della nutrizione e dei suoi effetti sul microbiota nel cane è solo agli inizi, ma molti dati ci sembrano già incoraggianti.
Dunque durante una vacanza in montagna, quindi, ricordiamo di non concedere al nostro cane alimenti ricchi in carboidrati e zuccheri con la scusa di restituirgli energie o di prepararlo all’escursione del giorno dopo. Funziona per noi, ma può danneggiare lui o lei.
Si è visto invece che i cani in attività hanno un rendimento atletico molto migliore con un’alimentazione ricca in proteine di qualità e grassi digeribili, che aumentano la densità energetica e permettono così di offrire porzioni ridotte, con un minore volume e un minor rischio di distensione e ingombro gastrointestinale. Un carico lipidico dunque, più che glicidico, offerto in 2 o 3 pasti giornalieri, più uno spuntino un’ora e mezzo o due prima dell’attività.
Anche un piccolo spuntino durante lo sforzo, specialmente se prolungato, potrà essere utile, sempre a base di proteine e grassi.
La cena sarà il pasto più abbondante della giornata (altra differenza fra noi e loro) e, grazie ad una generosa dose di proteine, si prenderà cura del recupero dei muscoli dei nostri amici.
Queste indicazioni possono essere soddisfatte con mangimi industriali di qualità eccellente e, ovviamente, con il ricorso a diete casalinghe (di cui la dieta BARF è solo un esempio fra tanti).
Infine, non dimentichiamo mai che il giusto apporto di acqua per il cane in movimento è addirittura più importante dell’apporto di cibo. Attraverso la polipnea (il respiro accelerato che spesso mi ha fatto localizzare Gaia nel folto della macchia, quando era invisibile ai miei occhi) la perdita di acqua durante un’escursione può aumentare fino a venti volte !
I muscoli disidratati non lavorano bene e, cosa ancor più grave, il colpo di calore diventa un pericolo serio e più che probabile, specialmente in estate o a elevate altitudini.
Programmando un’escursione in natura è quindi importante capire anche in quale tipo di ambiente ci sposteremo, valutare fattori meteorologici e climatici e quindi adattare l’alimentazione al luogo e alla stagione.
Per una breve uscita di poche ore basta seguire la normale alimentazione quotidiana, senza troppi artifici o cambiamenti che, anzi, potrebbero mettere in difficoltà la nostra digestione.
Ma per escursioni lunghe o ripetute su più giorni, è opportuno pianificare e, magari, abituare gradualmente il cane alle modifiche nell’alimentazione, evitando cambiamenti bruschi nelle abitudini alimentari, per evitare disturbi digestivi e carenze di forza e vitalità.
Questa regola vale anche per noi umani, ma va inquadrata all’interno di modelli alimentari differenti di cui scriverò in un prossimo articolo.
Noi e i nostri cani siamo infatti specie differenti, con storie evolutive diverse ed esigenze nutrizionali diverse.
Rispettando queste differenze possiamo però vivere insieme una vita piena di energia.